La comunicazione delle emozioni in una lingua seconda: un'indagine acustico-uditiva
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Paone, Emanuela
Romito, Luciano
Ventura, Alberto
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Dottorato di ricerca in Politica, cultura e sviluppo, Ciclio XXIX, a.a. 2016-2017; La presente ricerca si è posta l'obiettivo di verificare a quali difficoltà andassero
incontro apprendenti di italiano di origine russa con un livello di competenza intermedio
(B1/B2) in contesti comunicativi che implicassero il ricorso alla prosodia emotiva della
lingua target per veicolare e interpretare significati emotivi.
Il disegno sperimentale si è articolato in due fasi: la prima relativa alla raccolta e
all'analisi del materiale emotivo (encoding), la seconda relativa alla verifica uditiva di
quest'ultimo (decoding). In relazione al processo di codifica delle emozioni, l'obiettivo
generale è stato quello di analizzare e confrontare le produzioni emotive realizzate da
due gruppi linguistici aventi una differente L1 (l'italiano e il russo). ). Nel dettaglio, le
produzioni prese in esame sono riconducibili a tre tipologie: a) parlato emotivo in
italiano L1, prodotto cioè da parlanti nativi; b) parlato emotivo in italiano L2, prodotto
da apprendenti di origine russa, c) parlato emotivo in russo L1, prodotto dai medesimi
apprendenti. In secondo luogo, l'obiettivo è stato quello di verificare se e in che misura
la L1 degli apprendenti influisse sul parlato emotivo in italiano L2 (ipotesi del transfer
prosodico).
In relazione al processo di decodifica, l'indagine uditiva è stata necessaria al fine
di verificare l'efficacia comunicativa delle produzioni analizzate. A questo proposito
sono stati elaborati e implementati due test uditivi rivolti rispettivamente ad un gruppo
di 10 apprendenti russi e ad un gruppo di 33 parlanti nativi di italiano. L'obiettivo del
test somministrato agli apprendenti era quello di verificare in primo luogo le abilità di
decodifica di questi ultimi rispetto alle produzioni emotive realizzate dagli italiani nativi
e dai parlanti russi. Per quanto concerne la verifica uditiva rivolta agli uditori italiani, il
primo obiettivo è stato quello di stabilire se e in che misura le produzioni emotive
realizzate dagli apprendenti in italiano L2 trovassero corrispondenza nei giudizi affettivi
espressi dal campione di nativi. In secondo luogo, la ricerca si è proposta di testare la
capacità degli italiani nel decodificare le produzioni emotive realizzate in italiano L1 e
in russo L1.
In relazione alle emozioni considerate, l'indagine si è focalizzata su tre stati
emotivi: collera, tristezza e gioia. In una prospettiva dimensionale, si tratta di emozioni
caratterizzate da livelli di attivazione, valutazione e potere differenti in grado di incidere
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sulla variazione dei segnali vocali. Il materiale emotivo è stato elicitato mediante dei
dialoghi induttori, tradotti in entrambe le lingue. I dialoghi riproducevano il contesto
comunicativo di una telefonata informale tra due amici legati da un rapporto di
familiarità e confidenza. Per cogliere le variazioni vocali rispetto all'eloquio normale dei
partecipanti, è stato elaborato un dialogo "neutro", ovvero privo di reazioni emotive
importanti, in cui prevale invece il carattere informativo della telefonata, che si svolge
tra un tecnico e un cliente. L'intenzione comunicativa è stata associata ad una frase
bersaglio, la stessa per ogni dialogo. Complessivamente, sono state sottoposte ad analisi
acustica 60 produzioni emotive e 20 neutre. I parametri indagati sono stati suddivisi in
tre macro-categorie: ritmico-temporali, intonativi e relativi all'ampiezza.
Le analisi condotte sui tre corpora hanno restituito risultati per certi versi
congruenti con l'ipotesi che l'espressione vocale delle emozioni si fondi su aspetti
universali nonché su aspetti specificamente linguistici e culturali. Le produzioni
analizzate hanno mostrato una tendenza similare nella modulazione delle risorse
prosodiche, tuttavia, sembrerebbe che il fattore "emozione" non abbia influito allo
stesso modo sulla variazione dei parametri all'interno di ciascun corpus. Nell'italiano
nativo, tutte le produzioni emotive subiscono variazioni significative in termini di
durata e di velocità di articolazione, mentre sul piano frequenziale, è l'escursione
melodica il parametro maggiormente soggetto a variazioni significative. Anche
l'intensità varia sensibilmente in tutte le produzioni emotive. Nelle produzioni realizzate
dagli apprendenti in italiano e in russo, i parametri temporali e frequenziali non
subiscono variazioni significative, soltanto l'intensità dimostra una certa variabilità.
In relazione al parlato emotivo degli apprendenti, i risultati ottenuti lasciano
supporre che gli studenti siano riusciti a modulare le risorse prosodiche della L2,
tuttavia questa elasticità non si è manifestata in egual misura in tutte le emozioni, per
cui in alcuni contesti emotivi la prosodia emotiva della L1 viene utilizzata per sopperire
a queste difficoltà. Ad esempio, le produzioni degli italiani si caratterizzavano per una
maggiore estensione tonale, variabilità di f0 e intensità, nonché per una velocità di
articolazione più elevata. D'altro canto, le produzioni in lingua russa si caratterizzavano
per una minore variabilità, soprattutto in termini di estensione tonale, per cui i segnali
acustici impiegati dagli apprendenti russi possono essere stati percepiti come poco
salienti sul piano comunicativo o aver dirottato il giudizio degli italiani verso altre
emozioni. Infatti,i risultati dei test uditivi hanno contribuito a chiarire in che misura le
produzioni emotive oggetto di indagine venissero decodificate dai due gruppi di uditori,
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aventi una diversa L1. In primo luogo, le percentuali di decodifiche corrette ottenute in
entrambi i test superano la soglia della pura casualità. Questo significa che le tre
emozioni considerate (e l'eloquio neutro) sono state discriminate a prescindere dalla
lingua degli encoder. Questo dato è in linea con gli studi precedenti che hanno
confermato la capacità degli esseri umani nel decodificare il parlato emotivo anche in
una lingua diversa dalla propria (cfr. Scherer, Banse, Wallbott 2001; Scherer et al.
2003; Thompson, Balkwill 2006; Galatà, Romito 2010). Ciò non toglie che, osservando
le percentuali ottenute dalle due lingue, non sia possibile cogliere dati altrettanto
significativi e coerenti con l'ipotesi che vi siano delle peculiarità linguo-specifiche in
grado di spiegare le basse percentuali di riconoscimento e l'elevato numero di
riconoscimenti erronei associati ad alcune emozioni.
In relazione alle abilità di decodifica degli apprendenti, anche in questo caso il
loro livello di competenza (B2) e di conoscenza della lingua e della cultura target ha
favorito il riconoscimento di alcune emozioni, come la tristezza e in misura minore la
gioia. Tuttavia, gli stimoli presentati nella L1 degli studenti sono stati identificati con
percentuali significativamente più elevate. Inoltre, l'alta variabilità dei riconoscimenti
erronei lascia supporre che il processo di decodifica abbia destato maggiori difficoltà in
italiano rispetto alla loro L1.
Considerando i risultati del test uditivo sottoposto al gruppo di italiani,
emergono alcune tendenze similari in relazione ai riconoscimenti corretti ed erronei.
Tuttavia, anche in questo caso, l'accuratezza nel riconoscimento è significativamente
inferiore se si considerano le percentuali totalizzate da ciascuna emozione in Ita L1, Ita
L2 e Ru L1.
I risultati ottenuti, pur presentando dei limiti, dati principalmente dal numero
poco ampio di partecipanti e dall'impiego di materiale emotivo simulato/indotto, vanno
forse interpretati in una prospettiva interazionista, che concilia la dicotomia universalità
vs. specificità culturale, promuovendo una visione dinamica della comunicazione
vocale, sensibile cioè agli aspetti creativi del linguaggio nonché ai vincoli sociali e
culturali.
In quest'ottica, l'acquisizione di una lingua seconda implica l'accesso a queste
peculiarità linguo-specifiche. Per questa ragione, sembrerebbe opportuno riservare nelle
pratiche didattiche uno spazio alla comunicazione emotiva e in particolare alla prosodia
emotiva della lingua target (cfr. De Marco, Paone, 2016), nonché alle altre componenti
non verbali che entrano in gioco nel corso delle interazioni quotidiane con i nativi.; Università della CalabriaSoggetto
Lingua italiana - Apprendimento; Italiano L2
Relazione
L-LIN;01