Scambi di conoscenza e flussi di capitale intellettuale nelle relazioni interorganizzative tra PMI
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Gitto, Davide Salvatore
Migliarese, Piero
Grandinetti, Lucio
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Dottorato di Ricerca in Ricerca operativa, XXIV Ciclo a.a. 2010-2011; Il presente lavoro di tesi ha come obiettivo quello di esplorare il modo in cui relazioni
interorganizzative (RI) e capitale intellettuale (CI) s’influenzano reciprocamente all’interno
delle piccole e medie imprese (PMI). Lo scopo è di pervenire ad un modello concettuale non
definitivo che aiuti a comprendere, da un lato come relazioni stabili e durature possano
influenzare positivamente il capitale intellettuale e quindi le performance di una PMI,
dall’altro come il capitale intellettuale di un’impresa (e i meccanismi implementati per
gestirlo) possa a sua volta impattare sulla qualità delle relazioni collaborative da questa
instaurate. L’ambizione della ricerca è evidentemente quella di identificare un insieme di
meccanismi organizzativi, direttamente controllabili e attivabili dalle PMI, che consentano a
queste di migliorare la propria attitudine e capacità collaborativa.
La rilevanza della ricerca è comprovata dal notevole impatto che entrambi gli elementi
oggetto di studio, RI e CI, hanno sulla competitività delle PMI. La crucialità delle relazioni
collaborative, oltre ad essere stata dimostrata da un ampio filone in letteratura1, è testimoniata
dal vivo interesse suscitato in ambito sia politico che comunitario e sfociato in numerose
iniziative volte a favorire l’agglomerazione di PMI in forme reticolari d’impresa2. Anche la
rilevanza del capitale intellettuale, oltre ad essere sancita a livello scientifico e accademico
(Resource-based view, Knowledge-based view, ecc.) è stata riconosciuta a livello politico
europeo mediante la stessa strategia di Lisbona.
Il legame tra RI e CI è stato già in parte evidenziato in letteratura attraverso una serie di
studi volti ad evidenziare come relazioni più o meno solide influenzassero gli scambi di
conoscenza tra le parti coinvolte (Reagans and McEvily, 2003). Tuttavia, manca un
inquadramento definito ed esaustivo che evidenzi come anche il capitale intellettuale
dell’impresa incida sulla sua capacità collaborativa e, quindi, sulla qualità delle relazioni da
essa attivabili.
Il capitale intellettuale di un’impresa è un fattore generalmente controllabile e progettabile.
Incentrare l’analisi sul ruolo che il CI dell’impresa ha sulla capacità di questa di instaurare
solide relazioni interorganizzative, quindi, consente anche di superare i limiti che le attuali
prospettive teoriche presentano in termini di carenza di indicazioni pratiche ed efficaci.
Mentre, infatti, gli studi afferenti all’economic geography e alla regional science assumono la
prossimità geografica come fattore causa del fenomeno collaborativo, le prospettive della social embeddedness e dei social network individuano nei rapporti sociali e nella forza dei
legami interpersonali le determinanti chiave per solide e proficue relazioni interorganizzative.
Tanto la prossimità geografica, quanto la social embeddedness e la forza dei legami, tuttavia,
presentano scarsi livelli di controllabilità e progettabilità, essendo un elemento
sostanzialmente casuale il primo e dei fattori essenzialmente individuali ed esogeni i secondi.
Per affrontare la ricerca, considerata la complessità del tema trattato, si è optato per un
approccio qualitativo-induttivo che consentisse di esplorare a fondo le relazioni di causa
effetto tra RI e CI. La strategia di ricerca adottata, dunque, è stata quella del caso di studio
multiplo. Sono state analizzate, in modo approfondito, 6 PMI operanti a Vibo Valentia e
specializzate nella fornitura di impianti per il settore Oil & Gas.
Attraverso la somministrazione di interviste aperte e semi strutturate, nonché l’impiego di
ulteriori tecniche per la raccolta dei dati, si è esplorato a fondo il legame reciproco tra
relazioni commerciali instaurate dalle imprese e capitale intellettuale appreso nel corso del
tempo grazie a tali relazioni.
L’analisi del campione ha consentito di elaborare un modello teorico non conclusivo che
sembra illuminare adeguatamente il rapporto tra le due variabili esaminate. Il modello emerso
prevede un’evoluzione reciproca e circolare, in cui relazioni stabili e durature con i clienti
vengono utilizzate come fonte primaria di nuove conoscenze e competenze da parte delle
imprese fornitrici, e a loro volta le nuove competenze apprese vengono impiegate
proattivamente da parte di quest’ultime per creare e consolidare relazioni commerciali nuove
e meno solide. Un ruolo fondamentale in questa dinamica è giocato dai meccanismi operativi
di apprendimento implementati dalle imprese in esame. Una varietà di meccanismi diversi,
infatti, sembra determinare una maggior velocità con cui il capitale intellettuale viene
incrementato. Maggiori livelli di capitale intellettuale, a loro volta, consentono un’espansione
ed un consolidamento più repentino delle relazioni commerciali, e una minore dipendenza da
pochi clienti stabili e longevi come uniche fonti di apprendimento.
Nonostante il carattere esplorativo della tesi di ricerca, il modello emerso sembra
evidenziare come anche le PMI possano migliorare la propria capacità collaborativa attraverso
l’implementazione deliberata ed intenzionale di opportuni meccanismi organizzativi. Il
presente lavoro lascia ampio margine a potenziali sviluppi futuri, sia attraverso la possibilità
di condurre nuovi casi di studio confermativi che indagini empiriche più quantitative. È
consigliabile, inoltre, esplorare ulteriormente il tipo di meccanismi di apprendimento che è
più opportuno impiegare in presenza di diverse componenti di capitale intellettuale e di diverse relazioni collaborative (clienti, fornitori, concorrenti).; Università della CalabriaSoggetto
Ricerca operativa; Piccole e medie imprese
Relazione
MAT/09