Applicazione della shallow water equations per la simulazione numerica a scala di bacino degli eventi alluvionali
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Gangi, Fabiola
Critelli, Salvatore
Macchione, Francesco
Costanzo, Carmelina
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Università della Calabria.
Dipartimento di Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio e Ingegneria Chimica.
Dottorato di ricerca in Scienze e ingegneria dell'ambiente e delle costruzioni e dell'energia (SIACE). Ciclo XXXII; La valutazione del rischio idraulico connesso alle piene dei corsi d’acqua è particolarmente delicata
quando gli eventi alluvionali hanno carattere impulsivo, come accade nei bacini di modeste
dimensioni.
L’approccio correntemente utilizzato per l’analisi idraulica è quello di individuare dei singoli tratti di
interesse dei corsi d’acqua. L’analisi è condotta sulla base di idrogrammi di progetto ricavati
mediante modelli idrologici del tipo afflussi-deflussi. In questa memoria sarà invece applicato un
approccio basato sull’analisi degli effetti idraulici provocati da un evento meteorico considerando
come dominio per il calcolo idraulico l’intero bacino idrografico. Tale approccio è in grado di
individuare situazioni di pericolo in zone che magari non sarebbero state esaminate. L’uso di modelli
idrodinamici basati sulle shallow water equations, è diventato oggetto di crescente interesse per
simulare eventi a scala di bacino. Un fattore che può essere limitante ai fini dell’ottenimento di
risultati conseguibili con il dettaglio fisico garantito dalle SWEs è la dimensione delle celle di calcolo.
Questa deve essere sufficientemente piccola da garantire un’accurata simulazione degli effetti
idraulici e contestualmente non troppo piccola per non rendere proibitiva la mole dei calcoli su
domini estesi. In questa ottica, il presente lavoro propone di occuparsi dell’individuazione dei criteri
per la delimitazione delle aree a pericolosità idraulica definendo la più grande dimensione che può
essere assegnata alla cella di calcolo per ottenere risultati sufficientemente affidabili.
A tal fine, un modello numerico basato sulle SWE, sviluppato dagli autori e parallelizzato utilizzando
le direttive OPENMP e MPI, è stato applicato al bacino del fiume Beltrame, collocato sulla costa Est
della Calabria. Il torrente Beltrame, come altri torrenti della fascia ionica calabrese, è stato
interessato, in passato, da eventi alluvionali di notevoli dimensioni. Si prenderà qui in esame
l’evento accaduto il 10 settembre 2000. La risoluzione dei dati topografici a disposizione è variabile. Il 39% ha una copertura di dati DTM a
risoluzione 5 metri, il 59% ha copertura di dati LiDAR a risoluzione 1 metro e l’2% ha copertura di
dati LiDAR a risoluzione 2 metri. A partire dai dati topografici, sono stati generati quattro domini
computazionali con griglie di tipo non strutturato, uniforme, con elementi triangolari (con area
variabile da 36 a 900 m2). Le differenze tra i risultati ottenuti sono stati confrontati in termini di
estensione di aree allagate e distribuzione dei valori della pericolosità all’interno delle aree
perimetrate, quest’ultima quantificata secondo il prodotto hV, dove h è la profondità della corrente
in un assegnato punto e in un assegnato istante e V è la contestuale velocità. La valutazione della
sovrapponibilità delle aree per ciascuna classe di pericolosità è stata eseguita utilizzando diversi
indici quali: Hit Rate, False Alarm Ratio, Critical Success Index.
L’analisi condotta nella presente memoria ha messo in luce che, a scala di bacino, gli errori sui
massimi tiranti crescano significativamente al crescere delle dimensioni delle celle di calcolo,
sebbene essi si mantengano più contenuti, anche usando le griglie più grossolane, per la parte
valliva, caratterizzata da estensioni più ampie dell’area allagata. In ogni caso sembra che questo
abbia una scarsa ricaduta sulla valutazione della pericolosità. I calcoli e i confronti hanno mostrato
che le aree a diversa pericolosità si distribuiscono all’interno dell’area del bacino in maniera simile.
Inoltre, anche se non si arriva ad una perfetta sovrapposizione areale, esse sono collocate
spazialmente in modo che o si sovrappongono parzialmente o, se sono delle strisce sottili, hanno
dislocazioni molto prossime le une alle altre. si ritiene che anche con la griglia più grossolana si possa
impiantare una buona analisi della pericolosità a scala di bacino, certamente con precisione
maggiore andando dai rami montani del reticolo – più stretti - a quelli più ampli che provocano
esondazioni in zone vallive.Soggetto
Swallow water equations; Pericolosità; Scala di bacino; Griglie computazionali; Soverato 2000
Relazione
ICAR/02;