Mostra i principali dati dell'item

La politica popolare dei subalterni: percorsi di autorganizzazione del braccientato migrante nel sud Europa

dc.contributor.advisorFiocco, Laura
dc.contributor.authorCaruso, Francesco Saverio
dc.date.accessioned2016-03-23T10:56:42Z
dc.date.available2016-03-23T10:56:42Z
dc.date.issued2012
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/10955/823
dc.identifier.urihttp://dx.doi.org/10.13126/UNICAL.IT/DOTTORATI/823
dc.descriptionDottorato di ricerca in Conoscenze e innovazioni per lo sviluppo, XXIV ciclo. A.a. 2011-2012en_US
dc.description.abstractIl presente lavoro di ricerca si propone di articolare una rivisitazione teorica del dualismo gramsciano società politica/civile a partire dalle categorie interpretative adottate dal gruppo di ricerca dei “subaltern studies” per inquadrare i movimenti e le proteste popolari nell’India contemporanea: questo lavoro intende verificare la possibilità di utilizzo della medesima “cassetta degli attrezzi” postcoloniali per analizzare l'espressione di forme specifiche di “politica popolare” anche nelle periferie del vecchio continente, ed in particolare in quel meridione da cui prese le mosse l'analisi di Antonio Gramsci. La ricerca si focalizza sui processi di “inclusione differenziale” dei migranti in tre differenti aree rurali dell’Europa meridionale - il Vulture lucano, la provincia spagnola di Almeria e l’area casertana di Castel Volturno – e i processi di autorganizzazione del bracciantato migrante che si esplicitano in questi contesti sociali. In questa sede utilizziamo la definizione di “distretto rurale della clandestinità” per cogliere le analogie intercorrenti nelle strategie governamentali di cattura e di imbrigliamento della forza-lavoro migrante attraverso una tecnologia del potere che non si fonda sulla semplice esclusione, ma piuttosto nell’instaurazione di un loro controllo politico selettivo e produttivo. Allo stesso tempo si determinano percorsi di resistenza e mobilitazione da parte dei soggetti migranti. In questo caso, si presenta una sostanziale differenza tra i diversi percorsi di mobilitazione, oggetto della ricerca: da una parte il Sindacato Obreros de Campo di Almerìa e il Comitato Difesa Migranti della Basilicata i migranti si articolano nello spazio concettuale della società civile come soggetti assoggettati, individualizzati e categorizzati, che entrano in relazione con i soggetti organizzati per trovare al loro interno la possibilità di attutire in qualche modo gli aspetti più drammatici della propria vita quotidiana. Il movimento dei migranti di Caserta invece si muove nello spazio concettuale della società politica, dove i migranti assumono la potenza di singolarità agenti che cercano di superare, nella lotta in comune, la condizione di sfruttamento e di segregazione sociale in cui sono costretti a vivere attraverso la disarticolazione dei dispositivi di imbrigliamento della propria libertà di movimento. Quest’ultimo caso dimostra la validità della criterio teorico-metodico di “politica popolare” dei subaltern studies indani per analizzare alcune forme di espressione della “società politica” meridionale.en_US
dc.language.isoiten_US
dc.subjectBraccianti agricolien_US
dc.titleLa politica popolare dei subalterni: percorsi di autorganizzazione del braccientato migrante nel sud Europaen_US
dc.typeThesisen_US


Files in questo item

Questo item appare nelle seguenti collezioni

Mostra i principali dati dell'item