Le débat philosophique et politique sur la Constitution tunisienne
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Dottorato di ricerca in Politica, cultura e sviluppo, XXXI ciclo; La ricerca nasce da una tesi di fondo: che esista, in seno alla società tunisina, un dibattito
profondo sul senso e il valore dello stato, sulla possibilità di conciliare islam e democrazia e
sull’universalità dei diritti umani, che si organizza e si è organizzata intorno al dibattito sulle
costituzioni. Due sono le ipotesi di partenza, da un lato che questo dibattito non si sia limitato, negli
anni, al solo campo del diritto costituzionale e della filosofia del diritto ma che abbia investito tutta
la società, nel suo processo di auto-rappresentazione, e anche il discorso religioso. In secondo luogo,
l’altra ipotesi è che questo dibattito, e l’esperienza del compromesso attraverso il consenso, Tawafuk,
sebbene abbia solide radici nel contesto tunisino, possa essere un ottimo strumento per analizzare le
vicende di tutto il mondo musulmano contemporaneo. Esiste senz’altro un’eccezionalità tunisina, che
non è però un arab anomaly, ma una possibile soluzione, specifica e particolare a un problema globale.
La risposta tunisina è una delle risposte possibili a una problematica ben più profonda, e a un
dibattito ben più esteso, che riguarda la grande Fitna in seno all’Islam contemporaneo, fra l’islam
come ortoprassi e l’islam del foro interiore, fra l’islam standardizzato dai discorsi estremisti e
estremizzanti e la ricchezza e la varietà dell’islam storico e dell’islam come religione complessa e
multiforme.
La tesi ha un approccio multidisciplinare con un prevalente sguardo storico/filosofico, per la
comparazione fra i tre momenti costituzionali e il tentativo di far emergere un filo conduttore a livello
dei ‘fondamentali’ che il problema della modernità, nell’islam e dell’islam, ha affrontato.
Nella tesi emerge chiaramente come due degli ingredienti segreti della cosiddetta “eccezione
tunisina” siano da un lato la grande importanza che hanno avuto gli incontri con l’altro, l’imitazione
ma anche il confronto in epoca precoloniale con le teorie e la tradizione occidentale, ma dall’altro il
continuo interrogarsi, in maniera critica, delle elite locali sul bagaglio di tradizioni arabo-musulmane
e sulla loro evoluzione storica. Ampio spazio è stato dato, nel lavoro di ricerca, alla disamina del
ruolo delle elite straniere nel processo di modernizzazione del paese, vengono evidenziati le
importanti relazioni fra Italia e Tunisia e il ruolo complesso che ebbe la colonizzazione francese, di
stimolo ma anche di freno e ostacolo, a una riflessione indipendente sul diritto, lo stato e la
democrazia. Quello che emerge è però soprattutto il cammino autonomo della Tunisia, la lenta
costruzione di un popolo, di cittadini in grado di interpretare, discutere e di porre a fondamento della
morale civica e delle scelte giuridiche, l’Insan, l’uomo.
La nuova Costituzione del 2014 riesce nel tentativo epocale di riconciliare la tradizione
musulmana con quella laica del paese, portando a compimento un processo iniziato nel XIX secolo,
ma in parte anche prima.
Nel dibattito attuale sull’Islam e la modernità, tre vie sembrano presentarsi ai musulmani:
quella del salaf, il ritorno alle origini, per cercare la risposta a problemi contemporanei nel bagaglio
a-storico di valori assoluti. Questa via però apre la strada a un islam senza compromessi, ideologizzato
e manipolato da forse politiche fondamentaliste. Un’altra strada è quella di ritornare a un islam
culturale, l’islam delle tradizioni sufi, popolari, tollerante, aperto all’evoluzione storica e sociale. La
terza via è quella della laicizzazione radicale, accusata di occidentalizzazione o meglio di
occidentalite. La Tunisia ha mostrato una quarta via: scegliere uno Stato civile, laico, per un popolo
musulmano, optando per un Islam intimo e privato.Soggetto
Costituzionalismo tunisino; Diritto islamico